Ex fidanzati scomparsi, «Giulia picchiata a sangue e presa a calci «per evitare che fuggisse»

Le indagini: Filippo Turetta «poneva in atto atti idonei a cagionare la morte» poi «caricava il corpo esanime sull’auto»

Sabato 18 Novembre 2023 di Davide Tamiello
L'esterno dell'azienda Dior a Fossò, Giulia Cecchettin, le ricerche sul lago di Barcis

VENEZIA - Il video, le chiazze di sangue, la fuga. Tre interrogativi rimasti senza risposta per quasi una settimana e svelati tutti all’improvviso e nello stesso momento. Ieri è arrivata la conferma all’ipotesi più drammatica sulla vicenda dei due ragazzi scomparsi, quella che ha tenuto con il fiato sospeso tutta Italia per sei giorni: il sangue trovato in via Quinta Strada in zona industriale a Fossò è quello di Giulia Cecchettin e lì, davanti allo stabilimento di Dior, l’ex fidanzato l’ha aggredita, ferita e caricata a forza nell’auto. 


IL VIDEO
Non sembrano esserci ulteriori interpretazioni possibili: le immagini delle telecamere dell’impianto di videosorveglianza di Dior non lasciano spazio all’immaginazione. Stando a un documento dei carabinieri nel video si vedrebbero i due ragazzi impegnati in una violenta colluttazione. Giulia, nella lotta, rimane ferita e sanguina. Filippo, come scrivono gli inquirenti nelle carte giudiziarie intercettate dall’agenzia Adn Kronos, «poneva in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte colpendola nuovamente al fine di evitare che la stessa fuggisse». Il giovane colpisce la ragazza con dei calci mentre è ancora a terra. «Aiuto, mi fai male!», urla Giulia.

I due tornano in auto, si spostano di zona, ma Giulia riesce a scappare dalla Punto. Filippo la rincorre, la colpisce alle spalle, la fa cadere per bloccare ogni tentativo di fuga e si accanisce su di lei. A quel punto Giulia rimane «a terra apparentemente esanime», e Filippo carica «il suo corpo nella propria auto, allontanandosi dal luogo dei fatti e rendendosi immediatamente irreperibile». 


LA FUGA 
Una ricostruzione cruda di un’azione estremamente violenta. L’epilogo peggiore che, in paese, ormai tutti temevano e che adesso, sembra spegnere ogni barlume residuo di speranza. Di certo ha annullato la possibilità di una spiegazione alternativa (per quanto fosse stata sempre marginale): quella, cioè, di un allontanamento volontario. Filippo, ora, è ufficialmente un ricercato, da 22enne laureando in ingegneria a presunto autore di un tentato omicidio. La sua fuga tra i monti fino all’Austria, è stata uno continuo schivare la sorte. Al momento, la sua auto sarebbe ancora in movimento: ovviamente se abbia un piano o se il suo sia solo un vagare disperato non è dato saperlo. L’imperativo, adesso, è fermarlo.
Filippo ha saputo sfruttare un vantaggio iniziale accumulato per una diversa concatenazione di fattori: un po’ per fortuna, un po’ perché qualcosa, evidentemente, nel sistema non ha funzionato. Il padre ha presentato denuncia ai carabinieri domenica, alle 13.30, quando si è reso conto che Giulia non rispondeva più al telefono. La denuncia viene raccolta per allontanamento volontario, con modello 45, quello per i fatti non costituenti reato. Solitamente (ma potrebbe non essere questo il caso) è difficile che in questi casi scatti il protocollo immediato di ricerca, a maggior ragione trattandosi di persone maggiorenni. Però, Giulia è scomparsa dopo aver trascorso la serata con un ex fidanzato. Però, quel sabato sera, alle 23.15, una chiamata al 112 aveva segnalato una furiosa lite tra fidanzati in un parcheggio di Vigonovo a 50 metri da casa di Giulia. Nel corso della giornata, comunque, il protocollo parte. 


IL SANGUE
La vera allerta però esplode domenica mattina all’alba, poco prima delle 7. I dipendenti dello stabilimento calzaturiero Dior entrando al lavoro trovano a terra, di fronte al cancello, una decina di chiazze di sangue. Chiazze, non macchie: la maggior parte hanno un diametro tra i venti e i trenta centimetri, la più grande è una pozzanghera rossa di quasi un metro, tra il marciapiede e la strada. I carabinieri immediatamente bloccano la strada, iniziano i rilievi e il prelievo dei campioni: qui vengono trovati anche dei capelli e del nastro adesivo. Ma soprattutto i militari notano quelle undici telecamere sul tetto dello stabilimento di Dior: immediatamente si fanno consegnare le immagini che potrebbero mostrare l’esatta dinamica dell’accaduto. Il rinvenimento viene tenuto segreto, almeno per gran parte della giornata: inizialmente, le istituzioni locali parlano di un rilievo di un incidente stradale, forse nella speranza di non aumentare il vantaggio di Filippo nei confronti degli inseguitori.

 
CACCIA ALL’UOMO
Il 22enne, intanto, è all’estero. L’ultimo avvistamento ufficiale è quello di mercoledì a Lienz, in Austria, e non ve ne sono altri successivi in Italia. Il giovane, quindi, non sarebbe più rientrato. Se si trovi ancora in Austria o abbia proseguito la corsa verso il Nord o l’Est Europa non è dato saperlo, ma nel frattempo dalla procura è partito un mandato di arresto internazionale. La speranza è sempre quella che il ragazzo decida di consegnarsi e di raccontare la sua versione. A queste condizioni, senza possibilità di nascondersi, senza più soldi (i contanti termineranno a un certo punto) e in un paese straniero, la sua fuga è destinata inevitabilmente a concludersi. 

Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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