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Alessio, la felicità è oro: "Io più forte di tutto"

Dalla delusione di Tokyo alla rinascita di Baku. A fare il tifo anche Dell’Aquila

La macchina del tempo ha ripreso a funzionare e l’ha riportato a quattro anni fa. Un salto indietro fino a Manchester 2019 per dire che lui è ancora lì. Non ha mai smesso di esserci, magari ha solo spinto il tasto pausa fino a Baku. L’oromondiale stavolta per Simone Alessio ha il sapore di «una felicità nuova. L’aveva già provata "un me" diverso da quello che sono oggi, ero un ragazzino di 19 anni mentre ora sono praticamente un uomo con tanta esperienza alle spalle e tanti periodi negativi», racconta a tarda sera con la tv accesa sulla finale della Roma mentre la testa vola alle delusioni di Tokyo, quando fu eliminato ai quarti dell’Olimpiade, e a Guadalajara lo scorso novembre, quando salutò le speranze iridate addirittura ai sedicesimi. «Se questo è il modo per uscirne, spero di avere molti altri periodi brutti». Intanto bentornato, Simone.

Prova

Che fosse il suo giorno si era capito dalla vittoria ai quarti (categoria -80 kg) contro il detentore del titolo iridato, il sudcoreano Woo-hyeok Park. La prova più difficile, forse, per l’azzurro campione europeo in carica e primo sia nel ranking olimpico che in quello mondiale. Quindi il 2-0 in finale allo statunitense Carl Alan Nickolas. «Se devo scegliere un aggettivo, dico che Simone nel suo cammino è stato molto, molto intelligente - spiega il d.t. della Nazionale, Claudio Nolano - E lo dimostra il fatto che ha incassato pochissimi punti. È stata la sua qualità migliore. È un grande risultato ma non pienamente soddisfacente perché potevamo conquistare almeno un’altra medaglia. Ma sono convinto che con la determinazione vista fin qui, possiamo chiudere in bellezza il Mondiale».

Podio

Il Tricolore sulle spalle e il saluto militare in pedana, «ormai il mio modo di dire grazie a tutte le persone che per me ci sono state sempre». Poi la mano sul cuore e gli occhi chiusi sul podio, durante l’inno. A premiare Alessio è stato il presidente della FITA, Angelo Cito, al quale principalmente era rivolto il saluto. «Una grandissima prestazione, lo riconferma campione del mondo dopo il titolo del 2019. Entra nella storia come primo atleta a conquistare due titoli mondiali e questo lo colloca tra i grandi di questo sport - sottolinea emozionato il numero uno federale - È stata una gara molto difficile ma che lui ha saputo gestire benissimo».

Vito

A festeggiare l’amico e compagno di allenamenti c’era anche Dell’Aquila, con la mano destra fratturata avvolta dal tutore e il braccio appeso al collo. L’oro olimpico di Tokyo rientrerà oggi come da programma e nei prossimi giorni farà tutti gli accertamenti per escludere l’intervento chirurgico. Niente da fare per il Grand Prix di Roma, i tempi di recupero dicono che bisognerà aspettare un mese.

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