Topolino 3528

14 LUG 2023
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Topolino 3528

Nel numero in cui Fast Track Mickey: Full Circle giunge alla sua degna conclusione e Vito Stabile dà una spiegazione definitiva sul perché Paperino a volte litighi col barksiano Jones e a volte con il nostrano Anacleto torna anche Marco Rota in un’avventura sceneggiata da Giovanni De Feo.

Andando con ordine, Topolino 3528 è monopolizzato dalle ultime due adrenaliniche puntate della saga motoristica di Claudio Sciarrone.

L’artista milanese, anche in questo caso in veste di autore completo, rimane tra i più ancorati al tempo presente e le sue storie trasudano elementi di attualità che non mancano di segnare una cesura con le storie più classiche. Talvolta l’effetto è straniante: siamo talmente abituati a vedere Topolino & Co. fuori dal tempo che la prospettiva di contestualizzarlo così efficacemente al giorno d’oggi è una rarità.

Elemento di rottura verso il classicismo stilistico è ovviamente anche il disegno. Sciarrone innova, con tutte le accezioni positive e negative del caso. I suoi personaggi sicuramente non sono stantii ma aggiornati sia dal punto di vista delle fattezze e del look, mai banalmente riprodotto in diretta e pigra continuità con il passato. Ciò comporta anche qualche perplessità, talvolta, nel vedere alcuni personaggi con fattezze quantomeno ardite. Ma, nel complesso, la capacità di reinventarsi e di reinventare graficamente personaggi vecchi di quasi un secolo è certamente un merito che ci sentiamo di sottolineare

Al di là di questo poi Sciarrone cerca di sfruttare al massimo anche le grandi possibilità che offre la tavoletta grafica, lavorando con gli “effetti visivi” e con tavole piene di colore, anche se talvolta poco dettagliate negli sfondi.

Dal punto di vista della trama, la storia regge e sicuramente può essere considerata erede delle migliori avventure motoristiche del settimanale. La parte “sportiva” a parere di chi scrive funziona meglio della sottotrama mystery che sembra un pochino sbilanciata in termini di preparazione (lunga) e risoluzione (rapida).

Topolino 3528 - Sciarrone on fire

Sciarrone gioca con la struttura della tavola in maniera estremamente creativa

Per lo svolgimento della gara Sciarrone si è basato su una 24 ore, la più comune gara di Endurance motoristica (quella di Le Mans è certamente la più celebre, e proprio quest’anno a trionfare è stata la Ferrari dopo quasi 50 anni fornendo un sensazionale assist a questa storia), e ad alternarsi alla guida della vettura dell’Horsecollar Garage sono Topolino e Minni – con uno stranamente non pasticciato intermezzo papero.

Va dato particolare merito a Sciarrone per una caratterizzazione ottimale proprio di Minni, che cessa di essere la fidanzata rompiscatole interessata al più alle cose “da femmine”, risultando una vera e propria compagna di squadra per Topolino e forse la reale protagonista della vicenda.

L’aver optato per un finale in cui le speranze di una vittoria per i nostri eroi sfumano è probabilmente la cosa migliore, e meno scontata, che l’autore potesse fare, dando anche ai lettori più appassionati la possibilità di sperare in un (altro) sequel.

La storia successiva, Paperino e il vicino (s)preferito, nasce dalla richiesta di Alex Bertani a Vito Stabile di fare un po’ di chiarezza (o meglio, per rientrare nella coerente continuity del settimanale) sui due rissosi vicini di Paperino che con più frequenza sono apparsi nel fumetto Disney: Jones il barksiano e Anacleto Mitraglia l’italiano.

Il primo fa la sua comparsa nel novembre del 1943 nella storia Good Neighbors, classica breve di 10 pagine in cui il Maestro dell’Oregon, che non perdeva mai occasione per mettere in scena le problematiche dell’uomo comune, crea le condizioni per una tempesta perfetta tra Paperino e il suo irascibile vicino. I dispetti e le vendette che i due si fanno saranno riprese diverse volte da Barks stesso, trovando poi continuità soprattutto nei mercati del Nord Europa, dove l’influenza dell’Uomo dei Paperi è da sempre forte. 

Anche il fumettomondo italiano avrà occasione di cimentarsi con Jones e saranno soprattutto i sempre attenti fratelli Barosso (che avevano già avuto modo di recuperare altri personaggi “americani”) nella seconda metà degli anni Sessanta a scrivere un pugno di avventure con il terribile vicino.

Negli stessi anni, tuttavia, anche Rodolfo Cimino aveva pensato di far scontrare Paperino con un individuo altrettanto rissoso, dandogli però una connotazione da insopportabile attaccabrighe. Nasceva così Anacleto Mitraglia (talvolta chiamato Anacleto Faina) e il suo debutto dal punto di vista grafico è attribuibile a Giovan Battista Carpi, anche se poi sarà Giulio Chierchini a trovare una veste grafica definitiva, quella che conosciamo oggi. 

I due vicini negli anni hanno mantenuto una connotazione grafica e caratteriale comunque differente, nonostante il ruolo svolto all’interno delle storie sia praticamente il medesimo, e cioè quello di avversario di Paperino.

A questo punto una domanda poteva sorgere spontanea: chi è il vero vicino di Paperino? Questa storia dà la risposta: entrambi.

Un risveglio da incubo

Nello spunto di Bertani e nella visione di Stabile infatti i due vicini si alternano nella stessa casa per un accordo preso anni prima quando Anacleto ha preso in affitto casa di Jones. Soluzione originale, improbabile forse, ma che in effetti a pensarci bene è l’unica possibile se si vuol dare una spiegazione razionale al fatto che quella casa sia abitata talvolta da uno e talvolta dall’altro. 

De Feo si produce in una sceneggiatura senz’altro originale con Zio Paperone e il concerto per registratori di cassa. Il personaggio del vecchio cilindro è senz’altro il protagonista indiscusso del fumetto Disney da qualche decade e negli anni sono stati approfonditi miriadi di aspetti che lo riguardano. La serie Pianeta Paperone di Stabile e Rota è nata per indagare su alcuni oggetti o concetti collegati allo Zione nella maggior parte delle storie.

Ed è proprio in quest’ottica e seguendo quel filone che possiamo inserire la storia presente sul 3528: l’affetto e la devozione che il papero più ricco del mondo prova per il suo vecchio registratore di cassa, inserito nel contesto di un concorso che presenta divertenti e assurde trovate… forse troppo assurde. Rimane però il sottotesto di una bella amicizia, non romantica, e un Paperone che come al solito fa finta di fare il duro (ma ormai non ci crede più manco lui, figuriamoci noi).

Zio Paperone è affezionato ai vecchi oggetti

Qualche parola va però spesa sul lavoro che Marco e Stefano Rota hanno fatto sui disegni di questa storia. La mano evidentemente non è più quella di una volta, questo è pacifico. Lo stile d’altra parte risulta “amarcord”, che va inteso sia come nostalgico ma anche come invecchiato. Il risultato, in relazione anche a chine talvolta traballanti, porta a domandarsi se non sia piuttosto meglio ricordare i bellissimi disegni che il maestro ci ha regalato nel suo glorioso passato di artista.

Nel passare sopra velocemente a Pico de Paperis e l’impulso irresistibile, in cui Marco Bosco rischia di vanificare il buon lavoro fatto negli ultimi mesi sul personaggio di Pico rappresentandolo nuovamente come un insopportabile sotuttoio che proprio non ce la fa a trattenersi (segnaliamo comunque l’esordio sul settimanale di un perfettibile, ma ci sarà tempo, Giovanni Preziosi), andiamo a spendere due parole sulla tavola autoconclusiva finale.

Non tanto per la qualità della gag (una classica “freddura” che in tempi di canicola anticiclonica fa comunque piacere), quanto per la sorpresa di trovarsi di fronte a un’opera di Casty autore completo. Se l’attesa di “grandi cose”, come sarebbe lecito aspettarsi da uno dei più apprezzati fumettisti del settimanale, si risolve in una pagina con una gag a fine numero il pensiero che qualcosa non torni non può non farsi strada.



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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.