Salute mentale

Una legge per aprire un presidio psicologico in ogni scuola e università: «Uno studente su tre ne farebbe uso»

di Chiara Sgreccia   22 marzo 2023

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Il disegno di legge “Chiedimi come sto” sostenuto dai sindacati degli Studenti e da esponenti del Pd, M5S e Avs. «Il 60 percento dei ragazzi soffre d’ansia»

«Serve subito un presidio psicologico in ogni scuola e in ogni università». A chiederlo sono i rappresentanti dell’Unione degli Universitari (Udu) e della Rete degli studenti medi, che sostengono il disegno di legge “Chiedimi come sto”.

«Serve subito un presidio psicologico in ogni scuola e in ogni università». A chiederlo sono i rappresentanti dell’Unione degli Universitari (Udu) e della Rete degli studenti medi, che sostengono il disegno di legge “Chiedimi come sto”.

«Un proposta - come spiega Camilla Piredda, coordinatrice Udu - che prende forma dall’indagine specifica che abbiamo condotto durante il periodo di pandemia. A cui hanno risposto circa 30 mila studenti. Da cui emerge che stiamo male: il 60 percento degli intervistati soffre d’ansia. Il 62 percento di solitudine, 70 percento si sente demotivato. Tra chi frequenta le superiori il 20 percento soffre di disturbi alimentari. A stare peggio, però, sono gli universitari che guardano al futuro con insicurezza e paura».

Come spiega Piredda dal questionario emerge anche che il 90 percento degli intervistati ritiene fondamentale la presenza di uno sportello per il sostegno psicologico in ogni scuola e in ogni università. Uno studente su tre dichiara che ne usufruirebbe. «Proprio da questo dato oggettivo siamo partiti per l’elaborazione della proposta di legge che definisca i criteri di esistenza di un presidio psicologico in ogni scuola e università». Perché, come spiegano gli studenti, ci sono già sportelli d’ascolto nella maggior parte delle scuole e in molte università ma sono poco funzionali, «sia per i tempi lunghi necessari per un appuntamento. Sia per la presenza di personale poco competente. Da qui il bisogno di definire linee guida chiare nazionali» aggiunge Camilla Velotta, degli studenti medi. Necessità condivisa anche dal Sindacato dei pensionati italiani (Spi) che con gli studenti promuove il ddl e ha sostenuto l’indagine “Chiedimi come sto”.

Il punto centrale della proposta è di istituire nelle scuole e nelle università servizi di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling scolastico non solo per aiutare chi già soffre ma anche per prevenire i fenomeni di disagio. Ogni sportello dovrebbe essere gestito da un team multidisciplinare con più competenze: dall’ascolto all’individuazione delle situazioni di malessere. Ma anche supporto e formazione per i docenti e strutturazione di percorsi per l’educazione alla salute, al benessere psicologico, all’affettività. «Anche per scardinare definitivamente lo stigma sociale che ancora molti associano alla salute mentale. E gli stereotipi di genere per cui sono sempre più le donne a chiedere aiuto psicologico», conclude Velotta.

«Una battaglia che parte dalla nostra generazione ma che vorremmo coinvolgesse tutta la società perché il diritto a stare bene deve essere di tutti. E non può essere garantito attraverso misure assistenziali ma con l’universalità del welfare. Con questa proposta di legge puntiamo a ricevere un riconoscimento giuridico per questo diritto. La nostra non è una richiesta, stiamo mostrando alla politica una necessità a cui serve dare risposta», conclude Paolo Notarnicola degli studenti Medi.

Tra i sostenitori del disegno di legge anche molti parlamentari, tra cui Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi e Sinistra: «Il disagio che vivono molti giovani è la conseguenza di una società che esalta competitività e merito», Elisa Pirro, Movimento 5 stelle, Rachele Scarpa, Beatrice Lorenzin e Nicola Zingaretti del Partito Democratico: «Questo è l’inizio di una battaglia più ampia. Serve un piano chiaro, investimenti e personale. Il Sistema sanitario nazionale oggi non è in grado di accogliere questa nuova richiesta di assistenza, manca anche la rete per intercettare il problema. Ecco perché è fondamentale partire dai luoghi dell’istruzione per iniziare a costruire. Da lì e partito il grido di allarme da lì dobbiamo iniziare a dare risposte per tutelare il benessere di tutta la società».