OF THE MUSES: il suono della disperazione e del dolore

Negli ultimi 20 anni e più, per il mio lavoro, ascolto una quantità incredibile di nuove bands ed i loro album. Stiamo parlando di almeno una decina a settimana e raramente mi è capitato di essere rapito letteralmente da ciò che stavo ascoltando tanto da dover immediatamente contattare gli autori di quel lavoro e dirgli quanto la loro Arte mi avesse entusiasmato. È quello che mi è capitato ascoltando le prove in studio di quello che sarebbe diventato "Senhal" debutto discografico di OF THE MUSES, alter ego artistico di una musicista davvero talentuosa, incredibile per capacità tecniche, compositive e soprattutto capace di dar vita alle proprie emozioni come poche. Sto parlando di Cristina Rombi creatura sublime, intimista ed eclettica. Entriamo nel suo mondo!

1.   Giorno dopo giorno ci avviciniamo sempre più all'uscita di "Senhal", debutto discografico della tua creatura OF THE MUSES, prevista all'inizio di Novembre per My Kingdom Music. Con quale stato d'animo vivi questo periodo e cosa ti aspetti?

Credo "curiosa" sia la parola giusta! Non so cosa aspettarmi, ed il bello é proprio questo. So cosa tutto questo processo ha rappresentato per me, quali sono i sentimenti e le intenzioni che sono confluiti in questo disco, ma non ho idea di come esso verrà accolto dalle persone che lo ascolteranno. So però per certo che dal feedback, di qualsiasi tipo, si può solo imparare, e questo per me è molto importante, perché l'evoluzione è un aspetto a cui tengo molto. Qualsiasi cosa succeda, ne farò tesoro.

2.   Come sei arrivata prima a dare vita ad un tuo progetto estremamente personale e così legato alla tua essenza, ovvero OF THE MUSES, e poi a dar voce ad essa attraverso le composizioni dell'album di debutto "Senhal"? Che cosa è per te OF THE MUSES?

Ci è voluto un bel po'. Alcuni dei brani presenti su disco hanno la bellezza di dodici anni! È stato un processo estremamente lento, tortuoso e conflittuale, perché conflittuale è in primis il rapporto che ho con me stessa. Per anni, mi sono incaponita cercando di far funzionare le cose in un contesto di gruppo, quindi avvalendomi di altre persone, ma, per tutta una serie di ragioni (un po' perché non sono mai riuscita a trovare le persone giuste, e poi perché non so proprio gestire questo tipo di situazioni), questa formula non ha mai funzionato. Ciononostante, il desiderio di creare qualcosa di interamente mio non è mai venuto meno. Fino a quando, a un certo punto, mi sono detta "o adesso o mai più", ho affrontato le insicurezze e la paura di non riuscire a farcela da sola, recuperato alcuni brani che tenevo nel cassetto, ne ho scritti di nuovi, e così è nato "Senhal". Quanto a OF THE MUSES, so che potrebbe suonare pretenzioso, ma per me questo progetto è veramente quello che mancava alla mia vita per sentirmi completa. Quando non mi occupo di musica, sono una persona estremamente irrequieta, direi nevrotica. OF THE MUSES è un antidoto e un modo per non perdere il contatto con me stessa.

 3.   Io, che ho avuto la fortuna di ascoltarlo in anteprima, prima della fase conclusiva di mixing e mastering, avverto forte la sensazione che "Senhal" sia un lavoro estremamente vissuto sulla tua pelle. Ogni nota, ogni elemento musicale, ogni voce, ogni atmosfera creata per esso fa trasparire in maniera unica ciò che tu sei e vuoi rappresentare. Ritieni che questo corrisponda a verità e soprattutto dal punto di vista emozionale cosa ti ha lasciato la composizione e poi la realizzazione di quest'opera?

Hai centrato appieno il punto! Scrivere e registrare questo disco è stato una sorta di esorcismo. Non riuscirei mai a mettere fuori qualcosa che non mi rispecchi al 100% e che non sia un fedele ritratto delle emozioni che sto provando. In questo senso, sicuramente sul piano del songwriting, nulla è stato lasciato al caso.

4.   "Senhal" musicalmente sembra essere pervaso da due anime distanti ma allo stesso tempo così vicine. C'è malignità e dolcezza, violenza e delicatezza, disperazione e calma, dolore e gioia. Quest'eterno dualismo permette secondo me che l'intero lavoro viaggi su un equilibrio sempre sottile ma estremamente magico che ha nella tua voce l'elemento focale che tutto caratterizza e tutto personalizza. Cosa mi puoi dire di questa mia impressione?

Mi piace molto questa interpretazione, perché ho sempre amato i contrasti forti. Prima di tutto, perché la mia personalità ne ha molti, perciò non credo mi riuscirebbe di scrivere qualcosa che sia unicamente aggressivo o delicato, o solo ed esclusivamente 'triste'. In realtà, credo che questo si applichi a tutti noi! Gli esseri umani in generale sono complessi, ma per qualche ragione spesso si crede che nel Metal non ci sia spazio per le sfumature. Soprattutto nel Black Metal, che invece è un codice comunicativo estremamente versatile. Come del resto, anche la gioia può essere dirompente, l'amore brutale e distruttivo, e la sofferenza quieta e dissimulata. Con la mia voce, neanche a dirlo, ho un rapporto complicato, e, su questo disco, l'ho davvero spinta oltre il suo limite, riuscendo miracolosamente a non perdere l'uso della parola. Mi fa piacere che emerga come un elemento caratteristico/caratterizzante! La voce è forse lo strumento più personale che esista, perché, del resto, quando canti lo fai con il corpo. E anche se mi piacerebbe essere più abile in tal senso, l'idea che la mia voce possa trasmettere qualcosa a chi mi ascolta non può che rendermi felice.

5.   Parlando con te, ma anche ascoltando l'album, abbiamo concordato come i principali punti di riferimento musicali possano essere bands come Alcest, Myrkur, Woods Of Desolation, Harakiri For The Sky, Happy Days, Dreariness, Slowdive, Cocteau Twins ed in ogni caso l'intera scena Blackgaze anche se credo tu riesca meglio di altri a rendere Pop l'estremo ed estremo il Pop in un cerchio che davvero non ti permette di uscirne indenne. Cosa hanno significato e rappresentano per te queste bands e questo filone musicale e in che modo ritieni che OF THE MUSES se ne differenzi?

Il Blackgaze è sicuramente stato fonte d'ispirazione per me, e le band da te citate sono tutte di altissimo livello! Sicuramente, l'ascoltare per la prima volta "Souvenirs d'un Autre Monde" ha lasciato un'impronta indelebile su di me, come ascoltatrice ma anche come songwriter. La stessa emozione l'ho provata quando ho scoperto "Torn Beyond Reason". Dischi come questi mi hanno aiutata a capire che è possibile esprimere ciò che ho sempre desiderato esprimere, nel modo in cui sento di esprimerlo. Ma ognuna delle band che citi ha la sua personalità e visione unica. Rispetto a questi artisti, non credo necessariamente di stare inventando alcunché di nuovo, però posso dire che anche io, nel mio piccolo, cerco di portare avanti un discorso personale. Forse, come dici tu, c'è un senso della melodia che emerge in modo un po' più insistente nelle linee vocali clean. Potrei anche dire che, rispetto a molte di queste band, "Senhal" è molto più eterogeneo e vario. Il che potrebbe piacere ad alcuni, e dispiacere ad altri!

6.   Se non erro il titolo "Senhal" è legato ad un concetto a cui tieni molto. Me ne vuoi parlare?

Certo! In poche parole, Senhal è un termine preso a prestito dalla tradizione poetica medievale occitana, indicante una sorta di nickname per designare la persona amata senza svelarne l’identità. Da inguaribile romantica quale sono, il mondo dei trovatori e dell'amor cortese mi ha sempre affascinata, e, peraltro, il sud della Francia è un luogo in cui amo tornare. Quando mi sono imbattuta in questo termine, l'ho subito adorato, tant'è che ho inizialmente pensato di utilizzarlo come monicker. Sennonché ho scoperto che esiste già una band, addirittura italiana, che porta questo nome! Perciò, ho accantonato l'idea di ribattezzare così il mio progetto, ma non volevo rinunciare del tutto a utilizzare la parola Senhal, per via del fatto che le liriche del disco ruotano intorno all'idea del parlare del mio vissuto senza però svelare troppo. Sarebbe stato impossibile trovare un termine altrettanto calzante per riassumere l'argomento e i testi dell'album.

7.   Oltre alla musica, quali sono le principali influenze artistiche, e non, che possiamo ritrovare in OF THE MUSES e comunque come queste sono entrate nella sfera di "Senhal"?

Le influenze non strettamente musicali sono di sicuro innumerevoli! In generale, qualsiasi cosa che catturi il mio interesse finisce per ispirarmi. Può trattarsi di eventi storici, catastrofi naturali, luoghi dalle caratteristiche anomale... ovviamente, spesso il tutto viene rivisto in chiave allegorica. Spesso, ma non sempre: con il secondo album, che è già in cantiere, mi sto concentrando molto di più sulla narrazione di certi specifici eventi e del contesto storico da cui sono emersi. Su "Senhal" ha sicuramente inciso il mio rapporto con il sovrannaturale. Stregoneria e divinazione sono parti integranti della mia quotidianità, così come sogni in cui ricevo premonizioni o visite da parte di altre persone. In "Senhal" c'è molto di questo, soprattutto di quest'ultima parte, ma, sostanzialmente, prevale l'amore. Soprattutto quello impossibile, improbabile, ostacolato, che puoi sfiorare soltanto, appunto, nei sogni. Tra le influenze artistiche ma non musicali, elencherei sicuramente anche Petrarca, Antonin Artaud, Pablo Neruda, i film di Wim Wenders, la mitologia, l'iconografia religiosa, il Medioevo, la mia infanzia, la natura (e ne sto probabilmente dimenticando parecchie, ma queste sono le prime che mi vengono in mente!).

8.   Nell'attesa dell'uscita dell'album ci vuoi lasciare un messaggio?

Innanzitutto vorrei pubblicamente ringraziare te, Francesco, per la fiducia e per questo botta e risposta! Poter arrivare alle persone è un privilegio e un onore. L'unica speranza per gli inguaribili romantici è trovarsi a vicenda, e spero saremo in tanti.

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