| L'inizio della lezione fu abbastanza difficile venni investito da una quantità tale di informazioni che rendevano tutto molto confusionario, troppa roba al fuoco e ben cinque domande tutte su argomenti diversi, facevo fatica a capire il senso e a stento riuscii a prendere qualche appunto tramite le risposte degli alunni in aula.
Non riuscivo a inquadrare quale fosse l'argomento principale né tantomeno la professoressa, passavo dall'essere totalmente d'accordo con lei al non capire. Certo, la divinazione era una cosa seria ed era giusto affidarsi a persone competenti ma allora che senso aveva quell'attacco al Cavillo, stava dicendo cose che si contraddicevano fra di loro e non sapevo come reagire, ottenne però la mia attenzione quando parló di Grindelwald, cercai di segnami sulla pergamena quello che mi sembrava più rilevante e che avesse un senso.
Subito dopo venne proposta una prova pratica, con i tarocchi, conoscevo bene l'argomento anche se non avevo mai visto quelli che la professoressa aveva chiamato Tarocchi di Hatshepsut, cercai di appuntarmi i nomi e il numero corrispondente, sembrava quello il vero argomento e quindi avrei dovuto fare particolare attenzione, vidi uno dopo l'altro gli studenti provare e decisi che un tentativo non avrebbe potuto fare del male. Mi misi in coda cercando di ripassare in mente ciò che faceva mia madre, quando arrivò il mio turno mi avvicinai
-Claudius Debér, Corvonero, posso? dissi con il mio solito fare stralunato inclinando la testa leggermente a destra.
Una volta ricevuto il consenso mi recai al quinto tavolo a partire da destra con il mazzo di tarocchi al centro esatto del tavolo, mi misi seduto in modo da stare comodo ma anche di stare dritto e a una distanza tale da poter vedere tutto il tavolo e permettere alle mie mani di raggiungere con un solo movimento il mazzo, mi aggiustai la divisa in modo che non restasse impigliata nella sedia il che mi avrebbe distratto alquanto durante la procedura, una volta assicuratomi che non ci fossero imprevisti fisici di sorta , che il mio corpo fosse comodo e rilassato avrei guardato un ultima volta il tavolo prima di chiudere gli occhi, in quel modo ero certo di sapere dove fosse quello che cercavo anche senza vedere.
Presi ad imitare la routine che praticava mia madre, consisteva nel focalizzarsi sul respiro, iniziai a fare profonde ispirazioni che non buttavo subito fuori ma che trattenevo cercando di metterci dentro tutte le preoccupazioni per poi buttarle fuori con una leggera e sottile espirazione, una boccata e cercai di metterci dentro tutto il caos creato da quell'inizio di lezione, le informazioni, le contraddizioni, la confusione degli argomenti, feci un unico pensiero e cercai di buttarlo fuori dalla mia mente insieme all'aria che usciva dai polmoni. Feci una breve pausa poi un altro grande respiro, in questo cercai di buttare fuori tutto quello che mi era intorno, la professoressa che non avevo capito, il mio vecchio incontro con lei al Ghirigoro, gli altri studenti intorno, lo stare in disparte , tutte cose irrilevanti al momento e che andavano buttate fuori insieme al resto della classe. Altra pausa e poi un altro respiro, con questo tentai di percepire il mio corpo dalla testa alle punte delle dita, poi i piedi le gambe a salire fino alla pancia accumulai quelle sensazioni e cercai di buttarle fuori. Un altro respiro ed erano rimasti solo gli organi interni, il cervello che ancora aveva qualche pensiero, lo stomaco che si contraeva, il cuore che batteva echeggiando nella cassa toracica, buttai fuori. Uno, due, cinque altri respiri e finché non sarebbe restata solo l'aria che entrava e fluiva dentro per poi uscire fuori pulita e incontaminata. Ora ero pronto, dovevo essere quanto più pulito e incondizionato per potermi dedicare alla Divinazione.
Aprii piano gli occhi in modo che la luce non mi recasse disturbo e presi il mazzo, per prima cosa cercai di capirne le dimensioni nelle mie mani in modo da poterle tenere comodamente, anche se non potevo conoscere quel mazzo come altri era importante creare un legame, per farlo era assolutamente necessario che io fossi il primo e unico a toccarli, mi presi qualche secondo per percepire il materiale di cui erano composte, accarezzando il dorso per percepire ruvidità, consistenza e malleabilità delle stesse, quanto era facile piegarle facendo leggera pressione sulla cima e il fondo e se una volta piegate ritornavano come prima e quanto tempo ci mettevano, ogni mazzo di carte necessitava di una cura e un approccio diverso, ora che mi ero fatto un idea chiara sulla forma e struttura delle carte decisi chea migliore opzione per mescolarle senza creare danni e in maniera naturale, il miscuglio nel cavo della mano. Consisteva nel tenere il mazzo lateralmente con la mano non dominante, nel mio caso la sinistra con il pollice sul lato più corto in basso e l'indice e il medio sul lato più corto in alto, la mano dominante invece si teneva sotto e con il pollice si feceva scivolare ad una ad una le carte nel cavo della mano dominante, per farle scivolare bastava allentare la pressione delle dita abbastanza da farne scivolare una ma non troppo da farne scivolare troppe, si facevano scivolare tutte e si ripeteva il processo per un totale di tre volte, in quel modo potevo continuare a percepire me stesso e le carte come una mia estensione lasciando che il caso facesse la sua opera, fatto ciò posai di nuovo il mazzo al centro della mano ma per completezza si doveva smezzare, di solito questa era un opera che faceva un'altra persona, colui che ci aveva consultato per restare quanto più imparziali possibile ma visto che dovevo predire a me stesso toccava a me, feci scorrere il pollice lungo l'angolo destro accarezzando le carte cercando il punto in cui il Fato mi avrebbe indicato di tagliare, divisi il mazzo e poi completai mettendolo questa volta si al centro del tavolo ma sul lato estremo a sinistra quasi al bordo. Misi dunque la mano destra sopra e applicai una pressione che andai piano piano a rilasciare verso l'angolo in alto a destra mentre portavo la mia mano verso destra facendo così in modo che le carte scivolassero creando un ampio ventaglio semicircolare. In questo modo le carte sarebbero rimaste coperte e ben divise senza che io dovessi toccarle oltre.
Chiusi di nuovo gli occhi e portai la mia mano destra al centro del tavolo, cercai di percepire l'energia magica che era sempre come un fuoco, cercai di sentire quel calore e convogliarlo piano piano verso il cuore, era una procedura lenta ma percepibile, il calore lasciava la testa, le estremità e piano piano arrivava al cuore creando un enorme calore, dopodiché cercavo di portare l'energia alla mia mano destra, involontariamente alzai il braccio a mezz'aria ponendolo sopra al ventaglio, aprendo gli occhi tenendo però lo sguardo fisso su un punto impreciso e iniziando a fare scorrere in modo fluido la mano da sinistra a destra e poi da destra a sinistra come se fosse un pendolo che cercava di intuire da dove proveniva la decisione del Fato, non stava a me decidere, dovevo solo sentire dove il destino stava pulsando, non avevo paura di cosa sarebbe uscito ero pronto a qualsiasi verdetto, piano piano restringevo il campo ora la mano oscillava solo sulla metà di sinistra, ci vollero ancora altri minuti per distinguere un'altra lieve percezione verso le prime carte a sinistra, chiusi il pugno cercando di indirizzare l'energia verso l'indice, in questo modo sarebbe stato più facile concentrare le energia in un punto e restingere il campo di azione, feci scendere l'indice cercando di seguire da dove proveniva la predizione, mi spostai più nella metà fra le prime sette carte fino a oscillare fra la quarta e la sesta a partire da sinistra, quando fui abbastanza certo misi il dito sulla sesta e la spinsi avanti in modo che si distinguesse dal resto prima di girarla.
|