Cos’è una residenza d’artista in azienda e perché genera innovazione

Gli artisti chiamati a interagire con le dinamiche consolidate di un luogo di lavoro indicano nuovi approcci, frutto di una devianza creativa. Che fa bene all’azienda e ai lavoratori

Anni fa, durante una lezione universitaria, ci venne chiesto: “L’arte può cambiare il mondo?”. Una domanda talmente complessa che lasciò in silenzio la maggior parte dei partecipanti. La presenza o meno dell’arte può cambiare il corso degli eventi? Ma soprattutto, da cosa è composto il mondo di ciascuna persona? Per la maggior parte di noi, una fetta importante della vita è occupata dal lavoro. Dunque, se si parla di cambiamento, forse occorrerebbe partire da lì. Passando in rassegna, per esempio, le interazioni tra l’arte e il contesto aziendale, in un mutuo scambio di benefici per le parti in causa.

In the Spirit of Fluxus, 1993 - Fondazione Bonotto
In the Spirit of Fluxus, 1993 – Fondazione Bonotto

I tessuti di Bonotto e il movimento Fluxus

L’azienda Bonotto è una manifattura tessile fondata a Vicenza nel 1912 da Luigi Bonotto. Nel corso degli anni ha subìto una consistente trasformazione, diventando punto di riferimento per la fornitura di tessuti, fino alla battuta d’arresto degli Anni ’70, a causa del boom d’importazioni made in Cina.
L’allora direttore creativo, Luigi Bonotto (omonimo e nipote del primo Luigi), grande amante e collezionista dell’arte Fluxus, decise di invitare in azienda diversi artisti del movimento, dando vita a una residenza d’artista. Luigi sperava che una possibile contaminazione artistica potesse in qualche modo rendere i tessuti più concorrenziali su un mercato in quel momento già saturo, ma il risultato fu del tutto inaspettato: gli artisti Fluxus decisero di applicare il processo di de-costruzione tipico delle loro opere manomettendo i macchinari tessili. Ciò portò alla creazione di tessuti unici e irripetibili e l’operazione ebbe una risonanza tale da ispirare anche Giorgio Armani nella creazione della giacca decostruita.
Gli artisti ci hanno regalato gli occhiali della creatività”, può affermare oggi Giovanni Bonotto, attuale direttore creativo dell’azienda. Non a caso, Bonotto è ora tra le aziende leader del settore tessile, nonché uno dei principali fornitori di tessuti per l’Alta Moda.

Social Strain Theory, Robert K. Merton
Social Strain Theory, Robert K. Merton

Cos’è la Devianza Creativa

L’artista Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) sostiene che “l’opera d’arte non è l’oggetto, ma ciò che l’oggetto fa al mondo”, e forse non ha tutti i torti. Il caso Bonotto dimostra come la contaminazione artistica di un contesto, in questo caso lavorativo, porti a uno sviluppo innovativo, che può essere definito con il termine Devianza Creativa.
Il concetto di devianza comparve per la prima volta nella Social Strain theory (1968) del sociologo Robert K. Merton, per il quale “la devianza è l’incapacità di conformarsi alle norme, leggi e regolamenti presenti nella società e nelle organizzazioni”. Merton è convinto che il vero problema della devianza non sia dato da un improvviso cambiamento nella società, quanto più dalla struttura sociale stessa, la quale propone obiettivi simili a tutti i suoi membri senza però dare loro pari risorse per raggiungerli. Per questo, ciascun individuo sceglie di adottare il procedimento che si dimostra più efficace tecnicamente per raggiungere tali obiettivi, poco importa se sia più o meno legittimo. Per quanto i comportamenti devianti possano sembrare dannosi per la società, esistono casi in cui la violazione delle norme è positiva in quanto genera innovazione, come nel caso di Bonotto.

Anche sul lavoro l’innovazione può partire dall’arte

Tutte le innovazioni iniziano da un’idea creativa, che nella maggior parte dei casi nasce da un comportamento deviante che viola l’ordine vigente a favore di un nuovo assetto. Uno studio condotto da due docenti dell’università statale della Florida, Parul Acharya e Regina Taylor, mostra come un comportamento deviante in un contesto lavorativo generi innovazione se affiancato da processi creativi, trasformandosi in un vantaggio competitivo per l’azienda. Invitare artisti a soggiornare in una struttura aziendale, lavorando a stretto contatto con i dipendenti, oltre che essere un’esperienza unica per gli artisti, è la condizione ideale per generare un contesto creativo in grado di influenzare il comportamento dei dipendenti verso devianze innovative. Sono questi gli esiti di una residenza d’artista in azienda.

Insettofono, Collettivo Gli impresari e Cantiere Daniele Manin
Insettofono, Collettivo Gli impresari e Cantiere Daniele Manin

Cos’è una residenza d’artista in azienda

Un intervento artistico in un contesto aziendale è un processo che porta persone, prodotti e pratiche dal mondo dell’arte all’interno delle organizzazioni: parliamo di Art-Based- Initiatives (ABIs). L’intenzione è che tali interventi lavorino alla risoluzione di problemi specifici all’interno delle organizzazioni, incoraggiando i partecipanti a mettere in discussione e a riflettere sui modi di operare più radicati nell’azienda, mediante nuovi approcci. Gli artisti sono dunque chiamati a realizzare, attraverso il metodo che ritengono più opportuno, una sorta di “interspazio” in cui le norme e la routine dell’organizzazione vengono momentaneamente sospese, così da lasciar spazio a nuove possibilità di pensiero e comportamento. Gli interventi Art-Based vengono solitamente gestiti da una organizzazione intermediaria che si occupa di rendere possibile la collaborazione tra l’artista e l’azienda: è il caso di Conexiones Improbables, una realtà spagnola che si occupa di promuovere utilizzi alternativi dell’arte in contesti lavorativi. Durante un esperimento che vide la partecipazione di 33 aziende di media grandezza in cui vennero organizzate delle residenze d’artista per implementare il benessere dei dipendenti, Conexiones Improbables raccolse risultati sorprendenti. In gran parte dei dipendenti, la vicinanza ai processi creativi degli artisti aveva implementato aspetti che si possono riassumere in tre categorie: valido aiuto nello sviluppo personale, implementazione delle relazioni con i colleghi e maggiore interazione con la società.

Le residenze d’artista in azienda in Italia

Nonostante le residenze d’artista in azienda siano ancora poco note, in Italia sono stati realizzati diversi progetti, primo tra tutti Artificare, un lavoro nato dalla collaborazione tra l’Università Ca Foscari di Venezia, IUAV- Dipartimento di Management e M.A.C Lab del professor Fabrizio Panozzo, che vide l’attivazione di residenze d’artista in diverse PMI venete. Tali progetti Art-Based diedero vita a vere e proprie installazioni artistiche, tra cui Mi aspetto sempre che diventi un vulcano, dell’artista Valentina Furian per l’azienda Ugolini S.r.l, e L’insettofono, nato dalla collaborazione tra il collettivo Gli Impresari e il Cantiere Daniele Manin. O ancora i progetti di Art Thinking realizzati in Italia da Francesco Cascino con Arteprima.
L’arte è dunque capace di esistere non solo all’interno di musei e gallerie, ma anche come componente attiva nel cambiamento di alcuni aspetti del comportamento delle persone in determinati contesti.
L’arte può cambiare il mondo? È possibile che l’abbia già fatto.

Elena Zamboni

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Elena Zamboni

Elena Zamboni

Dopo aver conseguito una laurea triennale in Economia della Cultura, ha proseguito i suoi studi con un Master in Behavioral Economics - Architettura delle scelte e a seguire un Master Executive in Neuroscienze e Arte. Attualmente realizza progetti art-based in…

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