Guerra /

Nella mattinata di lunedì 12 febbraio, abbiamo appreso da fonti Open Source di intelligence (o Osint), che la Russia ha dispiegato un treno merci lungo all’incirca 30 chilometri nell’oblast di Donetsk, tra le cittadine di Elenovka e Volnovakha.

In quel settore del fronte la linea ferroviaria corre più o meno parallela a quella del fronte, che dista pochi chilometri, pertanto l’analisi che viene fatta è che quella lunga fila di vagoni merci sia utilizzata come linea difensiva, possibilmente con postazioni armate.

In effetti in quella parte del fronte le postazioni della “Linea Surovikin”, la serie di strutture di sbarramento che corre lungo tutto il fronte attivo ad eccezione dell’area di Bakhmut, sono discontinue e composte da capisaldi trincerati circondati da campi minati.

Del resto stiamo parlando sempre della prima delle tre linee difensive volute dal generale Sergej Surovikin, già comandante delle Forze Aerospaziali russe (Vks – Vozdushno-Kosmicheskie Sily) e vicecomandante delle operazioni in Ucraina. Surovikin è stato rimosso dal suo comando ad agosto dell’anno scorso, per via del suo coinvolgimento nella rivolta di appartenenti al Gruppo Wagner capeggiati dal defunto leader Evgenij Prigozhin, ma ha lasciato una “pesante” eredità a questo conflitto rappresentata dalla serie di fortificazioni da lui concepite.

Si tratta di un sistema di difesa su tre linee consecutive, composto da sbarramenti anticarro, trincee, casematte, campi minati e postazioni corazzate per artiglieria/carri armati per bloccare le avanzate dell’esercito ucraino. In effetti, fatta eccezione per due settori del fronte (a Robotyne e Velika Novosilka), la “Linea Surovikin” è stata efficace nel contenere la controffensiva ucraina, rivelatasi anche per questo fallimentare – senza dimenticare gli errori di valutazione dello Stato maggiore di Kiev e la progressiva riduzione dell’afflusso di armi e munizioni occidentali.

Questa nuova linea composta da vagoni merci, probabilmente appesantiti da materiale di scarto come terra, roccia o rottami metallici, è stata ribattezzata “il treno dello zar” e ha un po’ sorpreso gli analisti occidentali: qualcosa di simile non si era mai visto nella storia dei conflitti.

Sappiamo infatti che la Russia – sin dai tempi dell’Unione Sovietica – per la sua stessa conformazione geografica e per la scarsità di velivoli da trasporto in confronto agli Stati Uniti, ripone molta importanza nella sua rete ferroviaria al punto da avere dei comandi militari distrettuali atti alla sua gestione, comprendente anche lo smistamento del traffico: qualcosa di completamente diverso rispetto al corpo del Genio ferrovieri che troviamo in Europa.

Lo Stato maggiore russo, in questo conflitto, ha perfino rispolverato la vecchia idea dei treni armati, usati non tanto come strumenti di prima linea, ma per pattugliare le strade ferrate più prossime al fronte in funzione anti-sabotaggio.

Un lungo sbarramento composto da vagoni merci appesantiti e con postazioni armate ha dei vantaggi: innanzitutto è un ottimo stratagemma per avere una difesa a basso costo; inoltre in quella posizione del fronte può essere facilmente oltrepassata dalla fanteria leggera russa che presidia le postazioni trincerate più a ridosso del nemico in caso di ritirata; è un ostacolo difficilmente sormontabile per i mezzi pesanti/corazzati ucraini e anche qualora l’artiglieria dovesse colpirla i detriti dovrebbero essere rimossi con conseguente rallentamento dell’avanzata; infine spostare una fila continua di vagoni così lunga usando le rotaie è praticamente impossibile per gli avversari.

Passiamo ora ad alcune considerazioni di carattere tattico e strategico. Se tatticamente il “treno dello zar” rinforza le difese russe, la caratteristica di essere una struttura “immobile” preclude qualsiasi grossa azione offensiva dell’esercito di Mosca in quel settore per le considerazioni fatte poc’anzi. Il rinforzo di quel particolare settore, nell’oblast di Donetsk come detto, significa che lo Stato maggiore russo ha ritenuto che lì le difese fossero inadeguate e probabilmente si aspetta un qualche tipo di controffensiva da parte degli ucraini, sebbene attualmente non ci siano segnali evidenti in tal senso.

Dal punto di vista strategico quanto visto è solo l’ultima conferma che la postura di Mosca nella conduzione della guerra è cambiata, passando dal cercare di completare i suoi obiettivi (cambiamento di governo a Kiev, demilitarizzazione dell’Ucraina, estirpazione dei sentimenti nazionalisti e collegamento della Crimea con la Federazione) al mantenimento dell’unico risultato strategico ottenuto, ovvero il conseguimento della continuità territoriale tra la penisola di Crimea e la Russia insieme all’annessione delle repubbliche separatiste del Donbass.

Questo non significa che l’attuale situazione permarrà nel corso del tempo: una guerra è fatta, spesso, di episodi decisivi che portano al sovvertimento della strategia e quindi al cambiamento delle operazioni belliche, ma in questa fase in cui lo stallo perdura da mesi, Mosca ha ritenuto essere più importante l’ulteriore consolidamento delle posizioni che ha conquistato.

Nonostante il calo delle forniture belliche occidentali all’Ucraina – principalmente da parte degli Stati Uniti alle prese col clima pre-elettorale e un conflitto in Medio Oriente – Mosca sembra portata a non effettuare nel breve termine offensive di ampio respiro: la situazione politica internazionale consiglia prudenza e l’industria militare russa sta colmando alcune lacune evidenziate durante la guerra.

In generale la Russia ha dimostrato una capacità di adattamento alle difficoltà belliche di lungo termine come riflesso di una struttura gerarchica “verticale” di stampo sovietico: in alcuni settori, come ad esempio in quello dei piccoli Uav (Unmanned Air Vehicle) commerciali usati militarmente, se l’Ucraina ha mostrato da subito una vivace e prolifera industria, la Russia ha dapprima faticato a recepire le nuove indicazioni provenienti dal campo di battaglia e solo negli ultimi mesi ha stabilito una nuova filiera produttiva/addestrativa che oltre a colmare il divario col nemico le sta permettendo di avere il sopravvento.

Sebbene si possa prevedere che il conflitto, se perdureranno le attuali condizioni, sarà ancora lungo e continuante ad avere le caratteristiche di una guerra di attrito, è possibile che durante questo 2024 ci possa essere un cessate il fuoco per via dell’incertezza politica negli Stati Uniti e della difficoltà europea a soppiantare l’alleato nella fornitura di armamenti all’Ucraina.