Recensioni - Teatro

Treviso: Boston Marriage. Relazioni pericolose tra dame (e una cameriera)

Il testo di David Mamet nella nuova produzione firmata da Giorgio Sangati

La commedia scritta da David Mamet nel 1999 e ambientata a fine Ottocento negli Stati Uniti approda al Teatro “Mario Del Monaco” di Treviso nella versione diretta dal regista padovano Giorgio Sangati in una produzione firmata Centro Teatrale Bresciano e Teatro Biondo di Palermo. Maria Paiato e Mariangela Granelli, con Ludovica D’Auria, sono le brave interpreti di un triangolo non del tutto amoroso che spesso si rivela tracciato sulle coordinate del potere e dell’interesse tanto quanto i matrimoni più convenzionali, solo con una dose in più di pizzi&merletti e tanto brio. La drammaturgia, costruita sulla traduzione del testo di Mamet firmata da Masolino D’Amico, fa della parola il centro di gravità dell’atto unico, parola e dialogo che tessono con dita da Aracne la storia di un rapporto tra donne prima concluso, poi ricondotto sulla retta via, messi da parte tradimenti e sequenze di incomprensioni snocciolate come rosari, grazie all’apporto non di una freccia del Dio Amore ma di una preziosa collana illegittimamente sottratta.

La scena accogliente e raffinata ideata da Alberto Nonnato conduce in un interno d’epoca, un salotto tutto velluti dove dominano il rosso pompeiano e il rosa cipria; un’unica grande finestra si affaccia su un paesaggio grigio da set cinematografico, e a rinforzare la sensazione che ci si trovi di fronte alla riproduzione di una rappresentazione contribuiscono la presenza di fari a vista e della scritta rossa “On Air” che si accende e spegne in alto. Maria Paiato e Mariangela Granelli sono Anna e Claire, due ex amanti: la prima bionda platino in desabillé elegante, aria da diva d’altri tempi anche per allora; la seconda mora, austera, vestita di tutto punto color verde petrolio e nero — manicotto che fu un regalo di Anna compreso. Di risalto i costumi dal sapore ottocentesco a cura di Gianluca Sbicca. Anna è mantenuta da un amante, sfoggia una collana di smeraldi in realtà sottratta di nascosto dal fedifrago alla consorte, e passa il tempo a punzecchiare l’ingenua ma non troppo camerierina scozzese molto maldestra — che passando il tempo tra bricchi del tè e cocci di vassoi incoccia in uno stupro. Claire cerca dall’ex un motto di complicità al fotofinish e le domanda ospitalità per poter amoreggiare con la nuova giovane fiamma (che in scena non compare, e si rivelerà essere la figlia del padrone di casa). Davvero brava e ispirata la Paiato, calata qui in un ruolo divertente; Mariangela Granelli sembra porgerle le battute quasi da un altro tempo, da donna più vicina a noi, mentre l’interprete di Anna cicaleggia, amoreggia, governa da ape regina la scena sospesa in arie da film muti, in luoghi dove regnavano (ci fossero stati) i telefoni bianchi. Il sesso è presente sotteso, se ne parla ma non è mimato, emerge nel linguaggio forte, volgare e anacronistico riprodotto in alcune battute. Di bassa lega è anche il sarcasmo da parvenu di Anna rivolto alle umili origini della cameriera, che nella presa in giro voluta da Mamet diventano sempre irlandesi, a ricordare l’attrito che accolse all’epoca l’immigrato irlando-americano. Che l’amore tra le due Bostoniane, per dirla alla Henry James, torni “On Air” non è scontato, la loro relazione annaspa nel fiume di parole e di atteggiamenti votati alla dissimulazione che la raccontano.

Giorgio Sangati attraverso la regia imprime alla narrazione un ritmo efficace, quasi musicale, che si rivela funzionale a creare nel linguaggio-azione una sorta di connubio tra il teatro e il cinema da presa diretta. Si notano, anche nell’ispirazione, cenni della sua passata frequentazione con lo scrittore e drammaturgo Vitaliano Trevisan. In scena e nel testo c’è anche un gioco al massacro che le attrici in scena sono molto brave a lasciare sottotraccia a favore di una fluidità ricca di svolazzi e costellata di stravaganze che alleggerisce e che conquista il pubblico. I suoi protagonisti sono: il tradimento, non solo amoroso; il tema buio del passare degli anni per le donne; il conformismo, con i suoi delitti ben denunciati in opere d’arte analoghe anche da Tennessee Williams e prima, magistralmente, da Oscar Wilde; non ultimo l’affiorare qua e là di tentacoli ancora forti ai nostri giorni laddove si parli di difficoltà delle donne nel trovare sistemazione e lavoro, infine lo spettro della dipendenza economica.