Dal prossimo autunno la buvette di Montecitorio sarà gestita da una società in house. La nuova Cd Servizi spa – approvata a maggioranza dall’ufficio di presidenza sulla base del mandato ricevuto il 21 dicembre scorso – sarà interamente partecipata dalla Camera e si occuperà dei servizi di ristorazione, pulizie, guardaroba, gestione dei parcheggi, facchinaggio e supporto alla gestione operativa. Obiettivo del provvedimento, migliorare e rendere più flessibili le condizioni lavorative rendendo al contempo più efficienti i servizi elargiti dalla nuova società che sarà pienamente operativa a partire dal mese di settembre.
A esprimere soddisfazione da parte della maggioranza, il questore anziano e deputato di Fratelli d’Italia Paolo Trancassini, promotore nel luglio scorso del riassetto che riporta sotto il tetto di Palazzo Montecitorio una serie di servizi gradualmente esternalizzati in nome della spending review a partire dalla metà degli anni Novanta: «Questa operazione consente di riportare sotto il diretto controllo della Camera i servizi che fino a oggi venivano affidati a cooperative esterne reimpiegando le risorse umane attuali». «Quella che si sta per realizzare – aggiunge il vicepresidente dell’Aula, Giorgio Mulè – non è una scommessa ma un atto dovuto per affrontare con misure concrete problemi antichi: con le delibere di oggi – sottolinea il deputato azzurro – si danno risposte concrete a chi da anni opera nei servizi della Camera realizzando un nuovo ordine gestionale e organizzativo all’interno dell’istituzione». I risparmi, secondo alcune stime, potrebbero arrivare fino a un milione e mezzo di euro l’anno.
La nuova società divide le opposizioni, con Pd, M5S e +Europa che hanno espresso parere contrario alle delibere relative a statuto, disciplina generale e nomine di amministratore e collegio sindacale sulle scorte di criticità legate ai costi dell’operazione e alle reali tutele del personale. Particolarmente critici i dem, che con il segretario di presidenza della Camera Stefano Vaccari denunciano come «i fondi che serviranno per finanziare la costituzione della nuova società» richiederanno l’approvazione di una variazione del bilancio interno di oltre 1,5 milioni di euro «che potevano essere utilizzati da subito per dare maggiori garanzie e risorse ai lavoratori in somministrazione». Sul fronte opposto Azione e Alleanza Verdi-Sinistra, che hanno votato sì nella convinzione che il provvedimento garantirà «più qualità e minore spesa». Ad astenersi la sola Italia Viva. (riproduzione riservata)